Ryūichi Sakamoto è stato un Samurai gentile che con la sua musica ha contaminato due mondi - orientale e occidentale - pur mantenendo una proverbiale discrezione e umiltà, tipica del popolo giapponese.
Musicista, compositore e sperimentatore, si è spento lo scorso 23 Marzo ’23 all’età di 71 anni. Con lui se ne va una delle personalità musicali più rilevanti degli ultimi decenni.
Ryūichi Sakamoto era un uomo senza vincoli creativi.
Quando, nel 1978, insieme a Haruomi Hosono e Yukihiro Takahashi e fondò i YMO – Yellow Magic Orchestra – il mondo della musica era ipnotizzato dalle sonorità fredde e meccaniche dei Kraftwerk.
Sakamoto amava quel genere oscuro e ipnotico, ma voleva mescolarlo alla melodia, in modo più leggero, allegro. Se in Germania il Computer stava “dominando” l’uomo, rendendolo quasi una “macchina” (o Man-Machine), nel suo paese di nascita, il Giappone, i videogame in 8Bit – con la loro estetica colorata e giocosa – si stavano faceva strada nella società nipponica, allietando le giornate di adulti e bambini.
Ryūichi iniziò a sperimentare le varie possibilità sonore che poteva produrre il Synth, che quasi inconsapevolmente si tradusse in un genere inedito, fatto di sonorità spensierate e variopinte, perfette per accompagnare i personaggi saltellanti e allegri dei videogiochi, ma non solo.
YMO’s first Album: “Solid State Survivor” – 1979
Pose le basi solide per la nascita dell’elettronica giapponese, declinata nel corso degli anni in decine di sottogeneri: dal Synth Pop alla Techno, fino ad arrivare all’House, alla New Wave e New Romantic.
Le Colonne Sonore e la vittoria dell’Oscar.
Dopo aver piazzato la bandiera in cima alle vette della sperimentazione musicale elettronica, Sakamoto iniziò a esplorare il mondo delle colonne sonore per il cinema: nel 1983 firmò insieme a David Sylvian Furyo, “Merry Christmas Mr.Lawrence”, dove si trovò a recitare al fianco di David Bowie, mentre nel 1987 vinse l’Oscar per la colonna sonora de “L’ultimo Imperatore” (The Last Emperor), pellicola del 1987 diretta da Bernardo Bertolucci.
A questa vittoria seguirono quella composta per “Un thé nel Deserto” sempre di Bertolucci, del 1990 e per “Tacchi a Spillo”, film di Pedro Almodóvar del 1991.
La sua vasta discografia solita include oltre settanta titoli diversi di altrettanti generi musicali, quali pop, musica elettronica, ambient, bossa nova, jazz, world music e addirittura neoclassica, con una curiosità e dedizione tipica dei grandi, unita a un rigore quasi scientifico, filosofico, che ha impresso il suo lavoro nella storia della musica, per sempre.
UnSamurai gentile che con la sua musica ha contaminato due mondi – Orientale e Occidentale – pur mantenendo una proverbiale discrezione e umiltà, tipica del popolo giapponese.
Con il suo aforisma di Ippocrate preferito “Ars longa, vita Brevis” – la vita è breve, l’arte è lunga – il suo staff ha voluto comunicare al mondo la sua dipartita, rendendo omaggio alla sua eredità unica, impareggiabile, eterna.