Perché Pharrell alla guida di Louis Vuitton Uomo non convince tutti.
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Pharrell è una personalità già nota nel fashion system, ma questa nomina lascia ancora qualche dubbio.

Musicista, produttore discografico e cinematografico, conduttore tv, co-designer; adesso anche direttore creativo dello storico marchio con il Monogram. Un ruolo che mancava alla sua collezione.

Una notizia che arriva come un fulmine a ciel sereno, che segna una svolta significativa per la Maison Louis Vuitton, dopo la nomina dello scorso 1 febbraio che ha visto Pietro Beccari – ex Dior – diventare il CEO del marchio.

Dopo un anno e mezzo di ipotesi su colui che avrebbe raccolto l’eredità di Virgil Abloh, LV rende ufficiale il nome di Pharrell Williams che, prontamente, pubblica su IG una sua foto in bianco e nero, con indosso una coperta con il famoso logo.

 

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La prima collezione di Pharrell Williams verrà presentata il prossimo giugno, in occasione della settimana della moda uomo a Parigi; la decisione è venuta fuori a seguito di attente valutazioni, come ha spiegato Beccari, dopo le diverse collaborazioni – del 2004 e nel 2008 – del musicista con il brand francese.

Pharrell è una personalità già familiare nel fashion system, come ha sottolineato il Ceo: “La sua visione creativa oltre la moda porterà senza dubbio Louis Vuitton verso un nuovo capitolo molto entusiasmante”.

Virgil Abloh e Pharrell Willimas

Siamo sicuri sarà così, ma una nota a piè di pagina su quanto sia giusto che un musicista, seppur eclettico e talentuoso come Pharrell, diventi un direttore creativo di una Maison storica come Louis Vuitton, lascia ancora qualche dubbio.

Williams è una macchina da guerra: produce dischi, vince Grammy, organizza festival musicali, conduce serie televisive, collabora con Nigo, adidas, Chanel, Uniqulo, Louis Vuitton. Il suo nome è di per sé un brand, per giunta seguitissimo da milioni e milioni di followers.

Louis Vuitton, dal suo canto, è un brand che non ha conservato il proprio DNA, e si adatta a piacimento di chi conduce il suo gioco, senza polemizzare; unica osservanza: conservare ‘l’iconico’ Monogramma LV, per molti simbolo di eleganza.

L’industria della moda dovrebbe scegliere tra le file di chi ha immolato la propria vita al design, escludendo scelte di marketing e di visibilità, sarebbe il minimo. Già in passato Kanye West ha ambito al ruolo di direttore creativo del marchio, senza riuscirci mai.

Di giovani designer talentuosi, dai nomi ancora poco conosciuti; come lo sono stati al tempo Tom Ford ed Alessandro Michele per quanto riguarda l’altra appendice del Gruppo Kering, Gucci; ne è pieno il mondo, e puntare su uno di loro sarebbe stata forse una scelta azzardata, ma apprezzabile.

Pharrell non avrà la visione che rivoluzionerà un marchio storico come Louis Vuitton, come l’aveva Virgil Abloh.

La sua sarà una fabbrica di gadget da collezionare.

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