L’evoluzione dell’Activewear
Facebook
Twitter
LinkedIn

Date

Non è stato facile, né tanto meno è avvenuto da un giorno all’altro, tuttavia l’abbigliamento Sporty è riuscito ad inserirsi nel mondo della moda in modo irreversibile. Passando dal campo da tennis alle passerelle, e infine alla strada, questa è la storia dell’Activewear.

Dallo sport al lifestyle, la genesi di uno nuovo linguaggio stilistico

Non è stato facile, né tanto meno è avvenuto da un giorno all’altro, tuttavia l’abbigliamento Sporty è riuscito ad inserirsi nel mondo della moda in modo irreversibile.

Passando dal campo da tennis alle passerelle, e infine alla strada, questa è la storia dell’Activewear.

Originariamente, la gente giocava a tennis indossando abiti casual. Le donne giocavano a tennis in abiti lunghi, che via via si sono accorciati nel tempo; gli uomini, invece, pantaloni e camicie. Non esistevano gli indumenti sportivi, i tessuti traspiranti, le scarpe tecniche oppure le magliette senza cuciture. Nulla.

Per proteggersi dal sole, gli uomini sfoggiavano cappelli inadeguati, mentre le donne legavano i capelli con foulard o bandana; il tennis era un pretesto per riunirsi tra amici, era un evento sociale per divertirsi: le vere competizioni iniziarono solo dopo.

Fu proprio in quel periodo, negli anni ’30 del Novecento, che Jean-René Lacoste – in quanto giocatore di tennis – concepì l’idea di Lacoste, creando il marchio del coccodrillo.

In quel periodo i termini ‘sportswear’, ‘performance wear’, ‘activewear’, ‘athleisure’ e venivano usati solo quando ci si riferiva ai vestiti usati per le attività atletiche.

Ed è ironico pensare che centinaio di anni fa lo sport veniva praticato indossando abiti formali e ora, l’abbigliamento sportivo può essere usato per andare al lavoro: Questo è il ciclo della moda.

Il concetto di indossare un abbigliamento specifico per la palestra e per fare attività fisica, in generale, è arrivato con la creazione dell’Elastan e poi del nylon. Erano flessibili e versatili, e così i vestiti fatti con questi materiali divennero i preferiti nelle palestre, nei centri sportivi e nelle strade di ogni città.

Negli anni 70, una nuova rivoluzione stava per esplodere. Le sale cinematografiche proiettavano film d’azione in cui Bruce Lee dimostrava le sue incredibili abilità nelle arti arti marziali, indossando tute da ginnastica che sembravano essere una seconda pelle per i suoi movimenti energici.

Anche le T-Shirt, che fino a quel momento erano state usate solo come biancheria intima, stavano diventando le protagoniste assolute non solo nei centri sportivi, anche per i look di tutti i giorni. La tuta da ginnastica in coordinato con la tee, stavano diventando l’outfit perfetto da indossare con rilassatezza, senza starci troppo a pensare.

Le tute iniziarono ad essere prodotte in cotone, poliestere, velour e spugna; si stavano diffondendo ovunque, anche durante gli eventi formali, grazie ai design introdotti da Rhuigi Villaseñor di Rhude e i suoi pantaloni Traxedo: pantaloni sportivi con un tocco d’eleganza, che potevano adattarsi a qualsiasi occasione d’uso.

Le T-Shirt raggiunsero un’incredibile popolarità soprattutto iniziarono ad essere prodotte in materiali di altissima qualità, con stampe ricercate, divenendo un simbolo di design e moda.

Vans e Powell-Peralta furono i primi a fare delle T-Shirt un vero e proprio simbolo culturale, utilizzandole per diffondere slogan e messaggi a sfondo politico e sociale, così come fecero gli stilisti Malcom McLaren e Vivenne Westwood

L’evoluzione delle tute da ginnastica portò anche allo sviluppo delle tute da sci, così come le conosciamo oggi: la scoperta  che sancì la nascita dell’abbigliamento sportivo da neve fu invece il poliestere.

Questo materiale era resistente a tutte le condizioni atmosferiche, ed costituiva la migliore e unica opzione per fornire calore senza sudare.

Hermès, Schiaparelli e molti altri iniziarono il viaggio nell’abbigliamento sportivo negli anni 20, utilizzando la propria firma per creare abbigliamento sportivo di lusso.

Dopo la seconda guerra mondiale ebbe inizio un’altra era dell’abbigliamento sportivo, grazie alla creazione del tessuto nylon, e di altri tessuti sintetici elastici.

Il nylon era già stato impiegato nella creazione delle uniformi militari, grazie alle sue caratteristiche di comfort e adattabilità al corpo. Conseguentemente alla nascita del rivoluzionario nylon, si diffusero anche le cerniere, i cappucci nascosti nei colletti, le cinture e in generale tutti quei dettagli che fanno la differenza dell’abbigliamento tecnico da neve.

Ma sono gli anni ’80 l’epoca d’oro dell’Activewear, con la diffusione dell’abbigliamento per la neve caratterizzato da colori al neon e stampe geometriche, pattern appariscenti per lo sci. Attualmente c’è un’incredibile richiesta di questi modelli nei negozi vintage di tutto il mondo.

La Sneaker Culture ha portato un’incredibile crescita del mercato delle scarpe da ginnastica negli anni ’70 e ’80, grazie alla popolarità dell’hip hop nella generazione più giovane. Le iconiche Stan Smith di Adidas sono diventate subito famose, passando dal campo da tennis alla strada in pochissimo tempo.

Quelle sneakers si chiamavano originariamente Robert Haillet, dato che il marchio tedesco decise di chiamarle così a causa dell’incredibile successo di questo tennista ai tempi, e il nome fu cambiato in seguito dopo il suo ritiro dal tennis.

Tuttavia, la sneakers che ha conquistato le strade di tutto il mondo è stata la Superstar dei Run-DMC, che ha cambiato per sempre la sneakers culture, lo Steetwear e l’abbigliamento Hip Hop.

Il nascende e florido mercato delle sneakers ha prodotto alcune delle collaborazioni più belle della storia del costume, come PUMA x Jill Sander del 1996, PUMA x Alexander McQueen o Chanel x Reebok del 2005. E anche Nike con Riccardo Tisci, UNDERCOVER, Abloh, Sacai, COMMES des GARÇONS o Junya Watanabe e molti altri.

 

Il piumino, altro must-have contemporaneo, è stato creato da Eddie Bauer negli anni ’30 ed indossato quasi esclusivamente da fantini e cacciatori fino agli anni ’90.

La “musica” è cambiata – è il caso di dirlo -quando i rappers hanno iniziato a farsi vedere nei videoclip, ai concerti o in strada indossando questo tipo di giubbino, facendolo un simbolo di moda della strada.

Polo Ralph Lauren e Helly Hansen sono solo alcuni dei marchi che hanno reso popolare il piumino negli Stati Uniti del Nord, prima che alcuni brand come Raf Simons e Moncler lo aggiungessero al loro portafoglio.

Le track sneakers, ovvero quelle nate per il trekking, proprio come i piumini, sono tornate in modo preponderante. Ispirate dai modelli anni ’90 di Salomon, alcuni marchi come Lanvin, Balenciaga e persino Nike le hanno recuperate, e ora stanno vivendo il loro più grande momento nella storia.

L’industria della moda dimostra ancora una volta che ciò che nasce in modo forse causale, da un semplice pezzo di stoffa, può dare inizio a qualcosa di incredibile anche a distanza di decenni.

Dalle sue umili origini, l’activewear ha fatto tanta strada nel mondo della moda, fino a diventare uno statement degli atelier più prestigiosi. Modelli come quelli di Craig Green, le tute di Palm Angels, i piumini della collaborazione The North Face x Supreme o una qualsiasi delle sneaker di lusso ne è solo la conferma.

Le mode sono cicliche, si sa, ma con così tanti riferimenti allo sportswear nell’industria della moda di oggi, possiamo affermare con certezza che non è un trend passeggero.

More
articles

Join
Pluriverse

Subscribe to our newsletter

© Pluriverse 2023
Registered office: Via Romaniello 21/B, Napoli (NA), Italy | N. REA: NA 823189
Privacy