Ogni anno, il 27 e 28 agosto, il quartiere di Notting Hill a Londra si trasforma in una festa di colori e suoni, ma come nasce la street parade più grande d’Europa?
Piume, costumi vivaci e balli sfrenati si mescolano con la musica ad alto volume proveniente dai Sound System improvvisati. Questo è il Carnevale di Notting Hill, un evento che riempie il cielo della capitale britannica con gioia e spensieratezza. Il suo impatto è palpabile non appena si scende dalla stazione di Holland Park. I ritmi travolgenti della soca si propagano da lontano e gli echi di canti e applausi squarciano il solito silenzio del quartiere, creando un caleidoscopio di persone che si snodano per le strade di Ladbroke Grove fino a sfumare all’orizzonte.
Il Carnevale di Notting Hill è diventato un pilastro dell’agenda di Londra, ma non si tratta solo di una festa locale. È, infatti, la più grande celebrazione di strada in Europa, attirando partecipanti di ogni età ed estrazione sociale da tutto il mondo. Tuttavia, il suo inizio è stato tutto fuorché gioioso, radicato in una storia di contrasti ben lontani dall’atmosfera festosa che caratterizza i giorni del Bank Holiday di fine agosto.
Quando si passeggia per il quartiere oggi, è difficile immaginare che negli anni Cinquanta Notting Hill fosse un’area segnata dalla povertà, abitata principalmente da una comunità di indiani occidentali che erano giunti a Londra a bordo della nave SS Empire Windrush nel 1948. Inoltre, gruppi di giovani bianchi appartenenti all’estremismo avevano preso piede, con i teddy boy che si macchiavano regolarmente di violenze contro gli immigrati.
Il punto di innesco si verificò il 29 agosto del 1958, quando Majbritt Morrison, una donna svedese bianca, stava discutendo con il marito giamaicano Raymond fuori dalla stazione della metropolitana di Latimer Road. Un gruppo di teddy boy cercò di intervenire e ciò portò a una piccola rissa tra loro e alcuni amici di Raymond Morrison. Il giorno successivo, Majbritt fu assalita verbalmente e fisicamente da un gruppo di estremisti di destra, i quali la bersagliarono con bottiglie di latte e insulti razzisti, accusandola di avere relazioni con un uomo di colore.
Questa scintilla fu l’innesco di una delle più brutte serie di violenze razziali mai viste nel Regno Unito. Centinaia di giovani bianchi invasero le strade e lanciarono bombe incendiarie artigianali contro le case dei residenti di origine nera: indiani, giamaicani, africani. La prima notte di scontri lasciò un bilancio tragico: cinque uomini di colore giacevano privi di sensi a terra.
La violenza infuriò per cinque giorni nelle strade del quartiere durante quel fine settimana festivo. Nel frattempo, la comunità nera rispose con contrattacchi, ma la reale portata degli scontri rimase oscura. La polizia minimizzò gli eventi, cercando di dipingere la violenza come opera di “teppisti, sia di colore che bianchi”, ma molti membri della comunità nera sapevano che questa non era la verità. Gran parte dei disordini era stata causata da gruppi di 300-400 persone appartenenti al movimento “Keep Britain White”, molti dei quali appartenenti ai teddy boy. Armati di spranghe di ferro, coltelli da macellaio e cinture di cuoio con borchie, scatenarono la loro furia contro gli immigrati residenti a Notting Hill.
Nel tentativo di mitigare le tensioni, Claudia Jones, un’attivista per i diritti umani di origine trinidadiana, organizzò un Carnevale Caraibico presso il Municipio di St Pancras nel gennaio 1959. In molti aspetti, questo evento anticipava il Carnevale attuale: una steel band suonò insieme a ballerini e artisti di Calipso, e venne anche tenuto l’iconico concorso della Regina del Carnevale.
Nonostante gli sforzi per placare le tensioni sociali, pochi mesi dopo, nel maggio 1959, Kelso Cochrane, un falegname e aspirante avvocato di origini antiguane, fu ucciso in un attacco di natura razziale. Questo evento segnò la necessità di fare di più per proteggere la comunità nera.
Così, il Carnevale di Notting Hill prese ulteriormente piede, spostandosi dalle sale municipali alle strade principali. Nel 1966, l’attivista Rhaune Laslett e Andre Shervington organizzarono una festa di strada per i bambini del quartiere, evento che si evolvette in una processione carnevalesca. Il famoso musicista Jazz Russell Henderson si unì all’iniziativa, dando vita a quello che ora conosciamo come il Carnevale di Notting Hill: un caleidoscopio di musica, danze e processioni che attraversano le strade della zona ovest di Londra.
Le violenze degli anni Cinquanta a Notting Hill scossero profondamente il Regno Unito, portando alla luce un conflitto razziale nascosto che si rifletteva anche in quegli anni negli stati del Sud America.
Oggi, il Carnevale di Notting Hill è una festa di gioia e un melting pot di etnie e generazioni. Ha preservato l’importante senso di comunità delle prime edizioni.
Nel corso degli anni, anche la componente musicale si è evoluta, con performance di artisti del calibro di Jay Z, Stormzy, Wiley e Busta Rhymes. L’evento si è affermato come uno dei momenti clou di Londra. Si potrebbe essere tentati di pensare che le tensioni razziali che caratterizzavano la zona settant’anni fa siano state superate, ma la realtà è che problemi sottostanti persistono e si infiltrano ancora nelle dinamiche sociali.
L’attuale Notting Hill è quasi irriconoscibile rispetto al passato, rappresentando una delle aree più abbienti della città, con case dal valore di milioni di sterline allineate lungo le strade. Questo è un tangibile esempio di gentrificazione, un fenomeno che ha interessato molti ex quartieri di immigrazione a Londra, spingendo fuori i residenti a causa degli affitti insostenibili.
Il Carnevale rimane come un promemoria che le disuguaglianze sociali, economiche ed etniche possono essere combattute, almeno per quei due giorni di festa.