Omaggiamo la nascita della Metropolitana di NY attraverso il patrimonio fotografico di Martha Cooper, la famosa (e preziosa) fotoreporter che ha immortalato la scena dei graffiti sui vagoni della leggendaria linea 1 negli anni ’70 e ’80.

Il 27 Ottobre 1904, quasi centoventi anni fa, nasceva la linea metropolitana di NY, destina a diventare una delle più longeve e capillari al mondo. Seppur non sia la prima della storia, paternità che appartiene a Londra (1863), quella di NY detiene un primato ben più significativo: è stata la prima ad essere “vandalizzata” dalla nascente scena dei graffiti newyorkesi negli anni ’70 e, di fatto, la prima tela a cielo aperto della scena street art mondiale.

Vogliamo omaggiare l’anniversario della nascita della Metro di NY attraverso il repertorio fotografico di Martha Cooper, la fotoreporter che negli anni ’70 e ’80 ha immortalato nei suoi scatti gli albori della scena dei graffiti e della street art, diventando un punto di riferimento per le fotografie di questo genere, e autrice di quella che viene considerata la “Bibbia dei Graffiti“, ovvero il suo primo libro, intitolato ‘Subway Art’, pubblicato originariamente nel 1984, descritto come una “Pietra miliare della storia fotografica e della graffiti art”.

Il volume presenta scatti iconici, irripetibili, rubati ad alcuni dei padrini dei graffiti di NY, tra cui Futura 2000, Dondi e Lady Pink.
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La sua storia, e la conseguente ossessione per l’arte dei graffiti, inizia nel 1978, quando lavora come fotografa nello staff del New York Post, un quotidiano che all’epoca dei fatti ha sede a Lower Manhattan.
Oltre a coprire le notizie dell’ultimo momento, Martha deve fotografare scatti casuali chiamati “scatti meteo”. Così, si addentra nel quartiere semi-abbandonato di Alphabet City, tra lotti vacanti ed edifici abbandonati, in cerca della sua storia da raccontare. Inizia a fare foto a due bambine che giocano con giocattoli ricavati dai rifiuti.

Le si avvicina un ragazzo e le mostra un piccolo quaderno con alcuni dei suoi bozzetti, spiegandole che si stava esercitando a dipingere il suo nome, HE3, su sui muri con le bombolette Spray. In quel preciso istante, Martha capì che i tag che vedeva dappertutto erano in realtà dei soprannomi. Il ragazzo presentò poi Martha a Dondi, e Dondi la fece entrare nel mondo affascinante dei graffiti, attraverso tunnel bui, cuniculi e vagoni stretti, Martha segue Donde e i suoi amici intenti a dipingere i vagoni della linea 1.
Nel 1980, decide di lasciare il posto al giornale e dedicare più tempo a fotografare i treni dipinti ancora freschi. In quegli anni, New York era tutto un fermento: tutti volevano cimentarsi in qualcosa di artistico, i giovani dei ghetti desideravano esprimere la propria identità attraverso diversi linguaggi artistici, per cercare di elevare la propria condizione di povertà.
Chi si cimentava nei graffiti, chi nel rap, chi nella break o nel djing: le strade della grande mela erano un grande calderone dentro il quale stava bollendo una delle più grandi sottoculture degli ultimi 50 anni: l’hip hop. Entrò in contatto con gli street artist che traducevano sui muri ciò che i rapper dicevano con le rime; conosce Futura 2000, colui che tra tutti, testimonierà il passaggio tra l’artista di strada ad artista da galleria d’arte.
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Il lavoro fotografico di Martha Cooper ha un valore antropologico inestimabile, rappresentando l’unico archivio raccolto da una sola fotografa della scena graffiti e street art degli albori.
Le sue pubblicazioni includono Subway Art, in collaborazione con Henry Chalfant; “R.I.P.: Memorial Wall Art”, “Hip Hop Files 1980-1984”, “We B*Girlz”, “Street Play”, “New York State of Mind”, “Tag Town”, “Going Postal” e “Tokyo Tattoo 1970”; oltre ad un bellissimo documentario su Netflix intitolato “Watch Martha: A Picture Story”.