L’artista tedesco cattura dall’alto gli effetti Claustrofobici della Gentrificazione.
Spazi ristretti, vita caotica.
Menno Aden è un fotografo di Weener, piccola cittadina nel nord-ovest della Germania, che vive a Berlino dal 2001.
La sua prospettiva non convenzionale esplora dall’alto lo spazio abitativo e gli interni delle abitazioni che ha avuto modo di visitare, durante la sua vita nella Capitale tedesca.
Seppur, a tutti gli effetti, quella di Aden è una fotografia di interior, il suo lavoro non ha nulla a che fare con l’architettura e il design, nonostante ne subisca l’influenza da un punto di vista stilistico.
Menno è più interessato all’organizzazione degli spazi e alle persone che li abitano.

Nei suoi scatti non si vedono ampie stanze, lussuose e pulite, come sulle riviste di settore; piuttosto soluzioni abitative che danno un senso di claustrofobia, dove lo spazio è dilatato grazie alla prospettiva e, come in un acquario, le persone che lo abitano devono adattarsi al suo interno, comprimendosi.
La sua struttura fotografica ha una composizione simmetricamente perfetta, organizzata in griglie e pannelli, per dare un senso di bidimensionalità ineccepibile; eppure, il caos all’interno dei suoi scatti lascia trapelare l’imperfezione del sistema che regola la vita contemporanea nelle grandi città.
Gli appartamenti visitati di Menno Aden contengono tutto al loro interno, in pochissimi metri quadri: cabine doccia nella cucina, servizi igienici troppo vicini al letto.
Effetti inospitali della gentrificazione e dell’aumento degli affitti nelle grandi città, che negli ultimi 10 anni ha colpito particolarmente Berlino, dagli inizi degli anni ’10 del 2000.
Alcuni scatti sono stati realizzati in flat occupati dagli squatter, fenomeno diffuso appena dopo la caduta del muro fino alla metà degli anni ’90, prima che la speculazione edilizia facesse il suo inarrestabile corso.
La nozione di sorveglianza è sistematicamente interpretata dall’artista per alludere all’impulso voyeuristico della società che desidera vedere, come un antropologo non partecipante, le conseguenze preoccupanti dell’era contemporanea.
Dopo il progetto Bird’s Eye, Aden si è aperto ad altri spazi, più ariosi e ordinati, come grandi uffici, laboratori, magazzini e garage.
